Il Trattato di Danza di Carlo Blasis (1820-1830)
Flavia PAPPACENA
LIM Libreria Musicale Italiana
Lucca: LIM 2005 pagine 401(in italiano/in English) formato 17 x 24 • brossura
ISBN / Barcode: 8870964221
Categoria: Danza Saggi e Documenti
Una incondizionata ammirazione per Blasis ha accreditato nel passato il Traité attribuendogli la maturità e la levatura culturale che contraddistinsero l'attività del Maestro negli anni della direzione della scuola scaligera, quindi oltre un ventennio dopo la pubblicazione del testo. Ma quando iniziò la stesura del Traité, l'ambizioso e intraprendente Carlo, allora ventiduenne, fn spinto, è vero, da un desiderio di emulazione del grande Noverre e dall'ambizione di creare un'opera senza precedenti, ma pensò molto probabilmente anche ad un'operazione di autopromozione nella prospettiva di inserirsi in un contesto preposto alla formazione di danzatori. Il testo è infatti strutturato, secondo modelli didattici diffusi nel Settecento, come un'elencazione di precetti sulla danza e sull'educazione ricavati da fonti orali o letterarie note e condivise; questi sono dimostrati o illustrati con massime e sentenze tratte dai testi classici e, per ciò che concerne gli aspetti più propriamente tecnici, con estratti dell'Encyclopédie métodique e del Trattato della pittura di Leonardo da Vinci. Questa impostazione lasciò poco spazio ad interventi personali, se non quello, di base, della scelta delle fonti, delle citazioni e delle illustrazioni, e quello dell'esposizione delle intraprendenti invenzioni dell'autore in ambito tecnico-virtuosistico. Inquadrato in questo modo, il testo perde larga parte dell'originalità che gli era stata attribuita nel Novecento, ma acquista l'inestimabile valore di testimonianza di quella fase di transizione dominata da Jean Dauberval, Pierre Gardel e Auguste Vestris, in cui tra un'eredità rococò mai dimenticata e le ultime battute di un classicismo che riversava sul balletto le divinità, le favole e gli eroi celebrati da letterati e pittori, si insinuò il gusto per le danze spagnole delle commedie di Beaumarchais, la curiosità per i soggetti cavallereschi, il fascino per le favole orientali e le silfidi, l'entusiasmo per il colore delle danze nazionali, mentre le nuove leve di artisti si battevano per la riaffermazione de `la danse proprement dite' rispetto alla pantomima spingendo la tecnica fino a livelli parossistici. Con le sue ambizioni culturali, il Traité blasisiano ci offre altresì un'illuminante documentazione su quel fenomeno irripetibile, specifico tanto della cultura illuminista quanto dell'età napoleonica, che vede danzatori e coreografi, amateurs e connaisseurs confrontarsi con letterati e filosofi nel dibattito sui principi e le finalità delle arti e sulla possibilità di estendere alla danza l'oraziana íít pictura poesis. Per ciò che concerne il presente testo, la complessità dell'argomento e le molteplici implicazioni culturali sottese alla pubblicazione blasisiana ci hanno imposto una scelta strutturale, per cui abbiamo concentrato l'analisi tecnica in schede sintetiche e abbiamo dedicato un'indagine più ampia e articolata a quegli aspetti teorici - il culto del mondo classico, la relazione della danza con le arti figurative e il legame con il gusto dominante e le mode - su cui Blasis basò le sue scelte programmatiche e stilistiche di cui il Traité rappresenta una breve ma significativa sintesi.
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